indietro | homepage
Per una Riforma della Televisione,

lettera a un amico

...

Che ne dici di reclamare a piena voce una riforma della televisione e della radio pubblica, con concorsi a titoli e prove per l'assunzione, con richiesta di seri curriculum, per chi poi parlerà a milioni di persone e, di fatto, educherà molto più di quello che riusciamo a fare noi, miseri insegnanti e docenti. L'equivoco di fondo sta nel pensare che la televisione sia un mezzo di comunicazione: basta studiare la storia della radio, leggendo ad esempio, di Philip Cannistraro, La fabbrica del consenso, dalla collana Tempi nuovi, ed. Laterza 1975 ( o, per la televisione, lo stesso Fahrenheit 451 di Bradbury insieme al bellissimo film di Truffaut), per rendersi conto che è un vero e prorpio mezzo di educazione di massa che, usato adeguatamente, può ricostruire o distruggere una civiltà.

La televisione non comunica, trasmette a senso unico, amplifica e diffonde, istruisce in senso positivo e negativo, impone dei modelli, positivi o negativi ma non è un mezzo di comunicazione: manca la reciprocità. Per avere comunicazione ci vuole reciprocità: la comunicazione deve avvenire nelle due direzioni secondo le stesse modalità, come avviene per il telefono, la posta, il vecchio telegrafo, vale a dire le cose per cui è nato il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. Che c'entra la televisione con le poste e telecomunicazioni? la radice greca "tele" ha generato l'equivoco, per colpa del telegrafo senza fili, ma la televisione pubblica, e vengo al dunque, andrebbe letteralmente tolta dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni ed inserita caso mai in quello della Pubblica Istruzione e dell'Università, con poteri di gestione e programmazione anche a noi, personale preparato e qualificato a parlare con competenza almeno delle nostre rispettive materie di ricerca e di insegnamento. O almeno dovrebbe essere estrapolata dalle Poste e T., Ministero che le garantisce una perniciosa impunità per i messaggi di idiozia con cui "istruisce" di fatto un intero Paese, per creare un Ministero a parte, comunque gestito secondo i criteri della pubblica educazione, della civiltà, della crescita culturale e civile, bandendo definitivamente, dalla televisione pubblica, l'ipocrita e deleterio principio dell' "audience".

Senza una Riforma della Televisione pubblica è impossibile sperare negli effetti di qualsiasi altra riforma dell'istruzione e della ricerca, manca il maggiore referente, quello che istruisce di più. Vogliamo raccogliere delle firme per togliere la Televisione dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni?

Giuseppe Ficara, 25 novembre 2002

 inizio pagina | indietro | homepage