Giuseppe M. Ficara indietro | homepage

CENNI SULLA COMPOSIZIONE PER CHITARRA

    La chitarra è uno strumento in legno, con una cassa di risonanza a fondo piatto, tre corde in nylon (ex budello) per il registro medio-acuto e tre in nylon ricoperto di metallo per il registro grave; un manico con dorso bombato ed una tastiera piatta, provvista di 19 tasti delimitata da segmenti di metallo, un suono tutt'altro che piatto, ottenuto tramite un'articolazione differenziata di quattro dita della mano destra (mignolo per lo più escluso) ed un contatto di polpastrello-unghia-corda. L'impostazione della mano sinistra è simile a quella del violoncello.

    La chitarra è uno strumento traspositore: i suoni reali sono inferiori di un'ottava rispetto a quelli scritti; un pianista scriverà dunque un'ottava sopra per non avere sorprese. L'accordatura della chitarra è la seguente:

con la possibilità, del resto molto sfruttata, di scordare la sesta corda (la più grave) in re, normalmente non durante il brano, e, occasionalmente, la quinta in sol. Nella musica antica si usa accordare la terza corda in fa diesis.
    L'estensione della chitarra è quindi la seguente:

Le corde, come accennato, sono numerate a partire dalla più acuta con un numero racchiuso in un cerchio, le dita della mano destra sono indicate con le iniziali: p, i, m, a; le dita della mano sinistra con numeri, escludendo il pollice che non si usa: l'indice sarà indicato con 1, il medio con 2, ecc.

    La prima cosa da chiarire ad un compositore non chitarrista è l'impossibilità di eseguire sulla chitarra, con delle mani normali, bicordi che superino l'intervallo di due ottave più una quarta giusta, a meno che la nota grave  sia una corda a vuoto o sia di un'altezza non inferiore al do centrale (delle chitarra), evitando, comunque, in quest'ultimo caso, di aggiungere altre note nel registroacuto al di sopra della doppia ottava.
    Questo limite ha portato tutti i compositori classici e neoclassici per chitarra ad utilizzare delle tonalità che permettessero l'uso abbondante delle corde a vuoto: la maggiore e minore, mi maggiore e minore, re maggiore e minore (con la scordatura della sesta corda), sol maggiore, più raro il minore (raramente con la scordatura in sol della quinta corda), do maggiore, meno comune il minore, si maggiore e minore.

    Riassumendo, è meglio fare a meno di queste combinazioni:

(a meno che la nota superiore sia un'armonica, il che è da considerarsi un effetto timbrico da usare o in passaggi lenti o isolatamente) e, soprattutto delle seguenti:

    Anche se possibili, sono ostici i seguenti bicordi: 

    Bisogna evitare, in ogni caso, qualsiasi raggruppamento di suoni nel registro super-acuto (della chitarra) insieme ad una nota del registro grave che non sia a vuoto.

    Nel caso della scordatura in re della sesta corda, diventano agevoli le combinazioni base (senza quindi l'estensione che suggeriscono le frecce) dell'es. (3).
 


***************

        Credo che sia difficile trovare su un altro strumento tutti gli artifici che la tecnica per chitarra contempla, cercherò di elencarne molti qui di seguito, senza un ordine preferenziale:
 

   I tre esempi appena riportati sono molto più ricorrenti di quanto un non chitarrista possa immaginare ma non vorrei continuare sotto forma di elenco, mi annoio.

    Sulla chitarra succede spesso di suonare di un bicordo la nota più acuta sulla corda più spessa (quindi in origine più bassa) e viceversa (effetto "campanellas") come pure si usa passare di corda una melodia per cambiarne timbro ed espressività.
    Una melodia suonata sulla quarta (e quinta) corda avrà un timbro pastoso e si presterà al vibrato avvicinandosi al colore del violoncello.

    È più facile eseguire delle note lunghe del registro medio-alto sulla seconda e terza corda, nel senso che è possibile un leggero vibrato che comunque non può essere sfruttato troppo sulla chitarra a causa della relativamente debole tensione delle corde, per non fare variare troppo l'altezza del suono.
    Dal punto di vista armonico, ancora una raccomandazione: la chitarra non si scrive a parti troppo late, tranne il sostegno di un basso che a volte può essere distante; ma è anche vero che spesso un intervallo di sesta nella parte superiore di un accordo pieno è agevolissimo. Comunque su questo punto basta seguire un po' quello che ho detto precedentemente.
    Quando si mette un segno di legato a una frase scritta per chitarra c'è la possibilità di un equivoco: il chitarrista potrebbe capire che si tratta del legato strumentale che consiste nel suonare la prima nota con la mano destra ed ottenere le altre con la sinistra strappando la corda o urtando la tastiera in corrispondenza di essa a seconda che si tratti di una legatura discendente o ascendente. Il che non sarebbe un problema se non fosse per il fatto che con questo sistema normalmente non si legano più di quattro-cinque note, anche se agevolmente. Comunque questo non impedisce al compositore non chitarrista di mettere tutti i segni che ritiene necessari che eventualmente saranno interpretati in funzione delle possibilità dello strumento e delle esigenze di coerenza formale.
    Il trillo sulla chitarra si ottiene in due modi: o su una sola corda sfruttando appunto il legato strumentale, o su sue corde, con una leggera sovrapposizione di suoni; in entrambi i casi si può eseguire molto velocemente.
    Via libera sulla chitarra per i cromatismi; Villa Lobos l'ha scoperto e si è permesso di scrivere quasi un intero brano glissando la stessa posizione della mano sinistra  su tutti i tasti dello strumento con l'aggiunta  di due corde a vuoto come pedale (lo studio n°1).
   Realizzabilissime le successioni di terze, di quarte, di quinte (ma attenzione ai bassi), di seste, settime e ottave anche veloci, ma queste ultime spesso senza ulteriore armonizzazione.

    Comunque le vie della chitarra sono infinite e per questo è una fortuna che dei non chitarristi si occupino di questo strumento per aiutarci a scoprirne gli aspetti più reconditi.

    Giuseppe M. Ficara, Bruxelles 1979